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Nel
pomeriggio del 25 Maggio il Battaglione fu trasferito presso
l'aeroporto di Broadwell insieme al 1° Battaglione Paracadutista
Canadese e al 1° Battaglione Royal
Ulster Rifles.
Ogni reparto dell'intera forza d'assalto alleata visse gli ultimi
giorni di febbrile attesa in segregati campi off
limits
sorvegliati dalla polizia militare. Nessuno poteva entrare o uscire.
Le ore antecedenti l'invasione furono caratterizzati da numerosi
briefing che spesso si concludevano con ripetitive sedute, durante le
quali ad ogni ufficiale, sottufficiale e soldato veniva ordinato di
disegnare la propria posizione e quella della sua unità. L'intento
di Otway era mantenere sempre alta l'attenzione dei suoi uomini sulla
missione che si accingevano a compiere. Il 24, 25 e 27 Maggio Otway
si riunì a turno con gli ufficiali di Battaglione per illustrare il
piano e rivelare luogo e data dell'operazione: per la prima volta
furono mostrate le mappe, l'ubicazione degli obiettivi, le zone di
lancio e il plastico dell'intera Operazione Tonga che raffigurava
fedelmente il dipartimento del Calvados nel 1944. Il 30 maggio fu la
volta dell'intero Battaglione ascoltare in religioso silenzio la
spiegazione del piano da parte di Otway,
coadiuvato dal Tenente Worth, ufficiale d'Intelligence
del Battaglione. Al termine del briefing prese la parola il
Comandante di Stazione della RAF che, augurando buona fortuna ai
paracadutisti, rassicurò i presenti che i suoi piloti non erano mai
giunti in ritardo o mancato la zona di lancio. I primi giorni di
giugno furono caratterizzati dallo studio degli obiettivi di ogni
singolo battaglione della 6ª
Divisione
Aviotrasportata e del piano anfibio per la spiaggia di Sword,
cosicché ogni “singolo uomo conobbe anche le ragioni della
missione che si accingeva a compiere”.
Compagnia
A prima del D-Day. Si possono notare al centro il Pte. Corteil con il
paradog Glen e subito dietro il Maggiore Allen Parry, Comandante di
Compagnia
|
Nel pomeriggio del 2 giugno
lo stesso Comandante
della 6ª
Divisione
Aviotrasportata,
Generale Gale, volle augurare a tutti buona fortuna. Gli uomini erano
assiepati perfino sui tetti. Prima di concludere il suo discorso egli
svelò il “reale” motivo dell'operazione Overlord: “ Gli
Unni pensano che solo un idiota potrebbe sbarcare lì. Questa è la
ragione per cui ci andiamo”.
Alle nove del mattino del 3 giugno i paracadutisti, in tenuta da
combattimento, furono trasportati sui camion verso l'aeroporto. Ogni
sezione di lancio venne scaricata vicino al proprio aereo dove il
comandante di sezione e l'ufficiale pilota controllarono
minuziosamente
l' equipaggiamento.
Una volta terminata l'ispezione ogni paracadutista marcò il proprio
paracadute con le ultime due cifre della sua matricola e ripose il
tutto sull'aereo assegnatogli, mentre i container
dell'equipaggiamento addizionale furono stivati nei vani bombe dei
bombardieri Stirling o Albemarle. Per la notte del giorno successivo,
4 giugno 1944, era previsto l'inizio dell'operazione Overlord, ma
alle 08:30 del mattino
Otway
ricevette la comunicazione che il D-Day sarebbe stato posticipato di
24 ore e che il decollo era
previsto per 23:00 del 5 giugno. Per tutta la mattinata
del 4 giugno i paracadutisti furono sottoposti ad un ennesimo ripasso
della missione e successivamente presero parte alla Solenne Messa e
Parata officiata dal Capitano Reverendo John Gwinnet, cappellano del
Battaglione. Alla parata assistettero gli uomini addetti alla
sorveglianza del campo (Permanent
Staff of the Transit Camp) e
vennero resi gli onori militari alla bandiera di guerra del
battaglione raffigurante Bellerofonte in sella al cavallo alato
Pegaso, simbolo delle forze aviotrasportate britanniche, ed un “9”,
numero del battaglione, in alto a sinistra, appositamente cucita e
realizzata dalle volontarie del
Womens Voluntary Service
di Oxford. Il sermone del reverendo Gwinnet si concluse con le
seguenti parole: “ La
Paura bussò alla porta. La Fede aprì e non vi trovò nessuno”.
Prima del rompete le righe fu benedetta la Bandiera del Battaglione e
affidata nelle mani del paracadutista Gordon Newton (Compagnia A,
distaccamento GB
– glider force)
che l'avrebbe custodita per tutto il viaggio sino in Normandia.
Compagnia
C prima del D-Day, 1944. Primo al centro da sinistra, tendendo il
bastone, il Comandate di Compagnia, Maggiore Ian Dyer
|
Alle
21:30 di sera del 4 giugno 1944, si tenne l'ultima riunione dello
S.H.A.E.F. presso la mensa di Southwick House. Dopo la lettura
dell'ultimo bollettino meteo da parte del Capitano John Stagg,
comandante
del Meterological
Commitee, il
Generale Eisenhower, non senza aver ponderato tutti i rischi di una
possibile decisione, diede l'ordine di inizio: l'operazione Overlord
sarebbe scattata nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944. Nonostante
avesse dato l'ordine, Eisenhower incontrò di nuovo, alle 4:15 del
mattino, i suoi generali e il Capitano Stagg sempre nella stessa
mensa. Furono prese in considerazione tutte le variabili; il tempo
molto probabilmente sarebbe peggiorato in concomitanza delle terze
ondate d'assalto sulle spiagge. Ma alla fine
Eisenhower confermò la sua scelta: gli uomini erano pronti,
stivati in mare o trepidanti negli aeroporti. Aspettare avrebbe
acuito i problemi relativi alla segretezza e destabilizzato il morale
dei soldati. L'ordine percorse
tutta la catena di comando e alle 08:00 del 5 giugno, il Bridadier
Generale James Hill, comandante della 3ª
Brigata Paracadutista, informò i suoi
comandanti di battaglione: “Signori, l'operazione è scattata!
Andiamo questa notte. Il vento sul continente è di circa circa
cinque – dieci miglia orarie” ed aggiunse profeticamente
“Signori, nonostante il vostro eccellente addestramento e
comando, non scoraggiatevi se regnerà il caos. Indubbiamente questo
accadrà”. Immediatamente l'ordine fu impartito a tutti gli
uomini. Il morale, come viene riportato nel diario di guerra del
Battaglione, era “alto al
100%”. Ricevuta la comunicazione, i paracadutisti spesero la prima
mattinata del 5 giugno a controllare gli ultimi dettagli, prima del
riposo obbligatorio pomeridiano impartito a tutta la forza d'assalto.
Alle 20:00 il distaccamento della GB – glider force, le
squadre di raduno e ricognizione lasciarono l'accampamento di Brize
Norton per partire alla volta dell'aeroporto di Harwell dove li
attendevano i velivoli assegnati per il trasporto in Normandia. Il
resto del Battaglione,
intorno alle 21:15 si trasferì dal campo di Brize Norton
all'aeroporto di Broadwell, dove, una volta controllato
l'equipaggiamento, si imbarcò sugli aerei intorno
alle 22:45. Dopo venticinque minuti, tra le 23:10 e le 23:12,
l'intera forza d'assalto della 3ª
e 5ª
Brigata Paracadutista decollò verso la
Normandia.
L'imbarco
dei paracadutisti britannici sugli aerei nella notte del 5 giugno
1944 in partenza per la Normandia
|
Come previsto dal Meterological Committee, le
condizioni meteo erano ideali, sebbene la luna fosse oscurata, e il
viaggio fino alle coste francesi procedette senza intoppi e
abbastanza velocemente. Sugli aerei del 38° e del 46° Gruppo della
RAF erano stati istallati navigatori radio Gee, per condurre
gli aerei vicino
l'obiettivo, e Rebecca II, dispositivo a corto raggio per la
localizzazione delle zone di lancio contrassegnate dai radiofari
Eureka, trasportati dagli esploratori della 22ª
Compagnia Indipendente Paracadutista. I
piloti avrebbero comunicato il tempo rimanente 30 minuti, 15 minuti e
5 minuti prima del lancio. A quattro minuti dalla zona di lancio la
luce rossa si sarebbe accesa indicando ai paracadutisti, che avevano
già agganciato la cinghia del paracadute per l'apertura automatica,
di iniziare la procedura pre-lancio: alzarsi in piedi e controllare
l'equipaggiamento. Il richiamo dei 5 minuti coincise con
l'arrivo sulle coste francesi, dove il fuoco della contraerea leggera
tedesca prese di mira i velivoli. I primi inconvenienti cominciarono
a manifestarsi subito:
l'addestramento dei piloti non risultò adeguato alla missione. Essi
adottarono le più svariate
tattiche di evasione, ma ciò era
incompatibile con il
trasporto delle truppe,
e creò seri problemi
ai paracadutisti in piedi con decine di chili di equipaggiamento
sulle spalle. Inoltre le manovre evasive furono spesso compiute
aumentando la velocità e cambiando quota, in
contrasto con le normali procedure di lancio che obbligavano i
piloti a ridurre la velocità fino a 240 Km/h e ad
alzare il muso del velivolo.
Molti piloti non riuscirono a localizzare le corrette zone di lancio
e a distinguere l'estuario dei fiumi Dives e Orne (cruciale punto di
riferimento). Il risultato fu uno sparpagliamento generale delle
truppe d'assalto, dovuto anche al fatto che gli esploratori,
atterrati nelle zone sbagliate, non avevano ancora montato i
dispositivi di localizzazione Eureka.
Alle 00:20 le squadre di raduno e di
ricognizione atterrarono nella corretta Zona di Lancio V.
Immediatamente l'unità del Maggiore Parry sistemò i dispositivi di
segnalazione per gli aerei, mentre il Maggiore Smith guidava i suoi
uomini in direzione della batteria. Durante la ricognizione la
pattuglia fu sorpresa da una pioggia di 1.800 kg di bombe, sganciate
dai bombardieri alleati, a 200 m dalle loro posizioni. Fortunatamente
i paracadutisti ne uscirono illesi mentre un pascolo di bovini, poco
distante, fu decimato.
Intorno alle 00:50 iniziarono i lanci della 3ª
e 5ª
Brigata Paracadutista. Come detto,
non tutti atterrarono sulla zona corretta. Otway, lanciatosi troppo
presto dal suo Dakota che compiva manovre evasive, si ritrovò
sopra una piccola fattoria,
non lontana da un posto di comando tedesco, vicino alla Zona di
lancio V. Otway, il suo
attendente, Caporale Maggiore Wilson, ed uno altro paracadutista si
introdussero nel giardino
dietro l'edificio occupato dai tedeschi, ma furono scoperti e presi
di mira da qualche pistola. Con una missione da compiere, Otway
decise di liquidare la faccenda lanciando un mattone attraverso una
finestra; i Tedeschi lo
scambiarono per un granata e
cessarono di sparare. Grazie allo studio delle carte e delle
fotografie riuscì a trovare la zona di lancio, ma la situazione che
dovette affrontare era disastrosa. Come riporta egli stesso
sul diario di guerra della sua unità, alle 02:50 il Battaglione
contava 150 uomini con
10 tubi bangalore torpedo. Approssimativamente ogni compagnia era
composta di trenta uomini. Vi erano alcuni marconisti, nessun mortaio
da 3 pollici e mine
detector,
nessun cannone da 6 libre, né jeep o rifornimenti trasportati da
alianti; la copertura dei fianchi del battaglione sarebbe stata
affidata alla sola metà degli effettivi della squadra “fuoco
di supporto”
sotto il comando del
CSM
Harries. A peggiorare la già precaria situazione, erano assenti
anche i guastatori del 591° Squadrone Paracadutista e il materiale
per allestire un posto di pronto soccorso. Solo sei paramedici e un
medico affiancavano l'esigua forza d'assalto. Un ufficiale di
compagnia era disperso. Nonostante mancassero all'appello più di tre
quarti del Battaglione, Otway decise di tentare, avrebbe sempre
potuto godere della GB
- glider force.