giovedì 5 giugno 2014

Go to it



 
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Nel pomeriggio del 25 Maggio il Battaglione fu trasferito presso l'aeroporto di Broadwell insieme al 1° Battaglione Paracadutista Canadese e al 1° Battaglione Royal Ulster Rifles. Ogni reparto dell'intera forza d'assalto alleata visse gli ultimi giorni di febbrile attesa in segregati campi off limits sorvegliati dalla polizia militare. Nessuno poteva entrare o uscire. Le ore antecedenti l'invasione furono caratterizzati da numerosi briefing che spesso si concludevano con ripetitive sedute, durante le quali ad ogni ufficiale, sottufficiale e soldato veniva ordinato di disegnare la propria posizione e quella della sua unità. L'intento di Otway era mantenere sempre alta l'attenzione dei suoi uomini sulla missione che si accingevano a compiere. Il 24, 25 e 27 Maggio Otway si riunì a turno con gli ufficiali di Battaglione per illustrare il piano e rivelare luogo e data dell'operazione: per la prima volta furono mostrate le mappe, l'ubicazione degli obiettivi, le zone di lancio e il plastico dell'intera Operazione Tonga che raffigurava fedelmente il dipartimento del Calvados nel 1944. Il 30 maggio fu la volta dell'intero Battaglione ascoltare in religioso silenzio la spiegazione del piano da parte di Otway, coadiuvato dal Tenente Worth, ufficiale d'Intelligence del Battaglione. Al termine del briefing prese la parola il Comandante di Stazione della RAF che, augurando buona fortuna ai paracadutisti, rassicurò i presenti che i suoi piloti non erano mai giunti in ritardo o mancato la zona di lancio. I primi giorni di giugno furono caratterizzati dallo studio degli obiettivi di ogni singolo battaglione della 6ª Divisione Aviotrasportata e del piano anfibio per la spiaggia di Sword, cosicché ogni “singolo uomo conobbe anche le ragioni della missione che si accingeva a compiere”. 
 

Compagnia A prima del D-Day. Si possono notare al centro il Pte. Corteil con il paradog Glen e subito dietro il Maggiore Allen Parry, Comandante di Compagnia
Nel pomeriggio del 2 giugno lo stesso Comandante della 6ª Divisione Aviotrasportata, Generale Gale, volle augurare a tutti buona fortuna. Gli uomini erano assiepati perfino sui tetti. Prima di concludere il suo discorso egli svelò il “reale” motivo dell'operazione Overlord: “ Gli Unni pensano che solo un idiota potrebbe sbarcare lì. Questa è la ragione per cui ci andiamo”. Alle nove del mattino del 3 giugno i paracadutisti, in tenuta da combattimento, furono trasportati sui camion verso l'aeroporto. Ogni sezione di lancio venne scaricata vicino al proprio aereo dove il comandante di sezione e l'ufficiale pilota controllarono minuziosamente l' equipaggiamento. Una volta terminata l'ispezione ogni paracadutista marcò il proprio paracadute con le ultime due cifre della sua matricola e ripose il tutto sull'aereo assegnatogli, mentre i container dell'equipaggiamento addizionale furono stivati nei vani bombe dei bombardieri Stirling o Albemarle. Per la notte del giorno successivo, 4 giugno 1944, era previsto l'inizio dell'operazione Overlord, ma alle 08:30 del mattino Otway ricevette la comunicazione che il D-Day sarebbe stato posticipato di 24 ore e che il decollo era previsto per 23:00 del 5 giugno. Per tutta la mattinata del 4 giugno i paracadutisti furono sottoposti ad un ennesimo ripasso della missione e successivamente presero parte alla Solenne Messa e Parata officiata dal Capitano Reverendo John Gwinnet, cappellano del Battaglione. Alla parata assistettero gli uomini addetti alla sorveglianza del campo (Permanent Staff of the Transit Camp) e vennero resi gli onori militari alla bandiera di guerra del battaglione raffigurante Bellerofonte in sella al cavallo alato Pegaso, simbolo delle forze aviotrasportate britanniche, ed un “9”, numero del battaglione, in alto a sinistra, appositamente cucita e realizzata dalle volontarie del Womens Voluntary Service di Oxford. Il sermone del reverendo Gwinnet si concluse con le seguenti parole: “ La Paura bussò alla porta. La Fede aprì e non vi trovò nessuno”. Prima del rompete le righe fu benedetta la Bandiera del Battaglione e affidata nelle mani del paracadutista Gordon Newton (Compagnia A, distaccamento GB – glider force) che l'avrebbe custodita per tutto il viaggio sino in Normandia.
 

Compagnia C prima del D-Day, 1944. Primo al centro da sinistra, tendendo il bastone, il Comandate di Compagnia, Maggiore Ian Dyer
 Alle 21:30 di sera del 4 giugno 1944, si tenne l'ultima riunione dello S.H.A.E.F. presso la mensa di Southwick House. Dopo la lettura dell'ultimo bollettino meteo da parte del Capitano John Stagg, comandante del Meterological Commitee, il Generale Eisenhower, non senza aver ponderato tutti i rischi di una possibile decisione, diede l'ordine di inizio: l'operazione Overlord sarebbe scattata nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944. Nonostante avesse dato l'ordine, Eisenhower incontrò di nuovo, alle 4:15 del mattino, i suoi generali e il Capitano Stagg sempre nella stessa mensa. Furono prese in considerazione tutte le variabili; il tempo molto probabilmente sarebbe peggiorato in concomitanza delle terze ondate d'assalto sulle spiagge. Ma alla fine Eisenhower confermò la sua scelta: gli uomini erano pronti, stivati in mare o trepidanti negli aeroporti. Aspettare avrebbe acuito i problemi relativi alla segretezza e destabilizzato il morale dei soldati. L'ordine percorse tutta la catena di comando e alle 08:00 del 5 giugno, il Bridadier Generale James Hill, comandante della 3ª Brigata Paracadutista, informò i suoi comandanti di battaglione: “Signori, l'operazione è scattata! Andiamo questa notte. Il vento sul continente è di circa circa cinque – dieci miglia orarie” ed aggiunse profeticamente “Signori, nonostante il vostro eccellente addestramento e comando, non scoraggiatevi se regnerà il caos. Indubbiamente questo accadrà”. Immediatamente l'ordine fu impartito a tutti gli uomini. Il morale, come viene riportato nel diario di guerra del Battaglione, era “alto al 100%”. Ricevuta la comunicazione, i paracadutisti spesero la prima mattinata del 5 giugno a controllare gli ultimi dettagli, prima del riposo obbligatorio pomeridiano impartito a tutta la forza d'assalto. Alle 20:00 il distaccamento della GB – glider force, le squadre di raduno e ricognizione lasciarono l'accampamento di Brize Norton per partire alla volta dell'aeroporto di Harwell dove li attendevano i velivoli assegnati per il trasporto in Normandia. Il resto del Battaglione, intorno alle 21:15 si trasferì dal campo di Brize Norton all'aeroporto di Broadwell, dove, una volta controllato l'equipaggiamento, si imbarcò sugli aerei intorno alle 22:45. Dopo venticinque minuti, tra le 23:10 e le 23:12, l'intera forza d'assalto della 3ª e 5ª Brigata Paracadutista decollò verso la Normandia. 


L'imbarco dei paracadutisti britannici sugli aerei nella notte del 5 giugno 1944 in partenza per la Normandia
Come previsto dal Meterological Committee, le condizioni meteo erano ideali, sebbene la luna fosse oscurata, e il viaggio fino alle coste francesi procedette senza intoppi e abbastanza velocemente. Sugli aerei del 38° e del 46° Gruppo della RAF erano stati istallati navigatori radio Gee, per condurre gli aerei vicino l'obiettivo, e Rebecca II, dispositivo a corto raggio per la localizzazione delle zone di lancio contrassegnate dai radiofari Eureka, trasportati dagli esploratori della 22ª Compagnia Indipendente Paracadutista. I piloti avrebbero comunicato il tempo rimanente 30 minuti, 15 minuti e 5 minuti prima del lancio. A quattro minuti dalla zona di lancio la luce rossa si sarebbe accesa indicando ai paracadutisti, che avevano già agganciato la cinghia del paracadute per l'apertura automatica, di iniziare la procedura pre-lancio: alzarsi in piedi e controllare l'equipaggiamento. Il richiamo dei 5 minuti coincise con l'arrivo sulle coste francesi, dove il fuoco della contraerea leggera tedesca prese di mira i velivoli. I primi inconvenienti cominciarono a manifestarsi subito: l'addestramento dei piloti non risultò adeguato alla missione. Essi adottarono le più svariate tattiche di evasione, ma ciò era incompatibile con il trasporto delle truppe, e creò seri problemi ai paracadutisti in piedi con decine di chili di equipaggiamento sulle spalle. Inoltre le manovre evasive furono spesso compiute aumentando la velocità e cambiando quota, in contrasto con le normali procedure di lancio che obbligavano i piloti a ridurre la velocità fino a 240 Km/h e ad alzare il muso del velivolo. Molti piloti non riuscirono a localizzare le corrette zone di lancio e a distinguere l'estuario dei fiumi Dives e Orne (cruciale punto di riferimento). Il risultato fu uno sparpagliamento generale delle truppe d'assalto, dovuto anche al fatto che gli esploratori, atterrati nelle zone sbagliate, non avevano ancora montato i dispositivi di localizzazione Eureka. Alle 00:20 le squadre di raduno e di ricognizione atterrarono nella corretta Zona di Lancio V. Immediatamente l'unità del Maggiore Parry sistemò i dispositivi di segnalazione per gli aerei, mentre il Maggiore Smith guidava i suoi uomini in direzione della batteria. Durante la ricognizione la pattuglia fu sorpresa da una pioggia di 1.800 kg di bombe, sganciate dai bombardieri alleati, a 200 m dalle loro posizioni. Fortunatamente i paracadutisti ne uscirono illesi mentre un pascolo di bovini, poco distante, fu decimato. Intorno alle 00:50 iniziarono i lanci della 3ª e 5ª Brigata Paracadutista. Come detto, non tutti atterrarono sulla zona corretta. Otway, lanciatosi troppo presto dal suo Dakota che compiva manovre evasive, si ritrovò sopra una piccola fattoria, non lontana da un posto di comando tedesco, vicino alla Zona di lancio V. Otway, il suo attendente, Caporale Maggiore Wilson, ed uno altro paracadutista si introdussero nel giardino dietro l'edificio occupato dai tedeschi, ma furono scoperti e presi di mira da qualche pistola. Con una missione da compiere, Otway decise di liquidare la faccenda lanciando un mattone attraverso una finestra; i Tedeschi lo scambiarono per un granata e cessarono di sparare. Grazie allo studio delle carte e delle fotografie riuscì a trovare la zona di lancio, ma la situazione che dovette affrontare era disastrosa. Come riporta egli stesso sul diario di guerra della sua unità, alle 02:50 il Battaglione contava 150 uomini con 10 tubi bangalore torpedo. Approssimativamente ogni compagnia era composta di trenta uomini. Vi erano alcuni marconisti, nessun mortaio da 3 pollici e mine detector, nessun cannone da 6 libre, né jeep o rifornimenti trasportati da alianti; la copertura dei fianchi del battaglione sarebbe stata affidata alla sola metà degli effettivi della squadra “fuoco di supporto” sotto il comando del CSM Harries. A peggiorare la già precaria situazione, erano assenti anche i guastatori del 591° Squadrone Paracadutista e il materiale per allestire un posto di pronto soccorso. Solo sei paramedici e un medico affiancavano l'esigua forza d'assalto. Un ufficiale di compagnia era disperso. Nonostante mancassero all'appello più di tre quarti del Battaglione, Otway decise di tentare, avrebbe sempre potuto godere della GB - glider force

giovedì 29 maggio 2014



 "Go to it !"
Il 9° Battaglione Paracadutisti britannico nel Giorno Più Lungo

Capitolo I: il piano
Tra gli obiettivi assegnati alla 6ª Divisione Aviotrasportata britannica per l'Operazione Tonga (l'assalto aviotrasportato britannico pianificato nel contesto dell'Operazione Overlord), prevista per la notte antecedente il D-Day, 6 giugno 1944, quello che destava più preoccupazione era la neutralizzazione della batteria costiera di Merville, situata a quasi 7, 5 km a nord-est di Ranville, vicino Caen (dipartimento del Calvados, regione della Bassa Normandia). Essa non solo rappresentava un ostacolo, ma era una minaccia diretta agli sbarchi sulla spiaggia Sword a causa dei cannoni di grosso calibro da 105 mm. I lavori per la sua costruzione rientravano nel sistema di fortificazioni del Vallo Atlantico, ed iniziarono nella primavera 1943 sotto la responsabilità diretta dell'Organizzazione Todt (dal nome del suo fondatore, l'ingegnere civile Fritz Todd), che subappaltò l'incarico alla Rittmann Company di Houlgate, piccolo comune vicino Cabourg, situato nel dipartimento del Calvados. La prima casamatta ad essere costruita era del tipo 611, ed era la più imponente ed importante delle tre successive previste (le casematte n° 2, 3, 4 sarebbero state del modello 669 e prevedevano l'utilizzo di 450/500 m³ di calcestruzzo). La costruzione del bunker n°1, del tipo 611, richiese lo scavo di 700 m³ di terreno, oltre 1330 m³ di cemento e 65 tonnellate di barre d'acciaio rinforzate. La casamatta era divisa in due sezioni principali, separate al centro da un corridoio che univa l'entrata posteriore alla sito principale del cannone. I locali della parte sinistra del bunker erano adibiti al deposito delle munizioni di artiglieria (Raum fur Granate) e all'armeria per il personale in servizio (Raum fur Kartushen); mentre nella sezione di destra si trovavano gli alloggi per nove artiglieri (Bereitschaftsraum fur 9 mann), in quella di sinistra vi era una camera per l'estrazione del gas (Gasschleuse). L'intero edificio era coperto da un cumulo di terra così spesso da renderlo in apparenza una struttura megalitica. La difesa della casamatta n°1 era affidata ad una postazione di mitragliatrice situata all'interno del bunker vicino l'entrata principale, mentre un'altra mitragliatrice era posta in un tobruk hole in cima all'edificio stesso. Tuttavia, l'intero compound difensivo non era solo composto dai quattro bunker: vi erano sei nidi di mitragliatrici medie e quattro leggere, tre mitragliere antiaeree da 20 mm, due recinzioni, delle quali l'esterna coincideva con un recinto per bovini, mentre l'interna era alta dai 2 ai 3,5 metri. Tra le due recinzioni vi erano campi minati larghi dai 25 ai 50 m con mine del modello “AP” (mine antiuomo) mentre numerose trappole esplosive erano state disseminate sia all'interno che all'esterno del perimetro difensivo, che annoverava un fosso anticarro largo 5 e lungo 107 m scavato sul lato nord della batteria. Il presidio era composto da una guarnigione di 160 uomini della 716ª Divisione di Fanteria, che vista l'importanza del sito, poteva raggiungere anche le 200 unità. Si stimava inoltre che l'armeria potesse disporre di oltre 100 fucili e di un quantitativo considerevole di munizioni.
 

Foto aerea, datata 28 Maggio 1944, della Batteria di Merville. Si possono notare gli effetti dei bombardamenti a pochi giorni dal D-Day
 Nel marzo del 1944 i piani per l'Operazione Tonga stavano per essere definiti nei rispettivi Quartier Generali di Brigata. Verso la fine dello stesso mese l'Ufficiale Comandante del 9° Battaglione Paracadutisti (9th Battalion Parachute Regiment), Tenente Colonnello Terence B.H. Otway, ricevette l'ordine per la speciale operazione assegnata alla sua unità. Al momento dell'assegnazione del nuovo incarico, Otway aveva a disposizione solo due mesi di tempo per allestire un piano e addestrare i suoi uomini. Nonostante avesse ricevuto carta bianca, l'assalto ad una postazione di artiglieria così ben difesa risultava molto complesso da pianificare. Per prima cosa, Otway decise di prendere in “comodato d'uso” una regione nel West Woodhay, vicino Newbury (contea di Berkishire), dove le condizioni meteo e il tipo di terreno erano molto simili a quelle che si sarebbero incontrate in Normandia. In sole quarantotto ore riuscì ad avere un permesso, che coinvolse ben sette ministri della Whitehall, per delimitare la zona d'addestramento. In una settimana i genieri costruirono una esatta replica della batteria, con riproduzioni in scala 1:1., essendo conosciute le dimensioni grazie alla disponibilità di foto aeree e ai rapporti dell'Intelligence. Per velocizzare la costruzione furono fatti arrivare da città lontane come Liverpool e Plymouth quattro escavatrici e sei bulldozer. I genieri lavorarono giorno e notte grazie ai fanali dei veicoli. Naturalmente, visto l'obiettivo della missione e dell'operazione Overlord stessa, furono adottate le più strette misure di sicurezza volte a far calare un velo di assoluta segretezza sull'intera operazione del 9° Battaglione Paracadutisti. Nessuno, senza l'autorizzazione dell'Ufficiale Comandante di Battaglione, aveva il permesso di usufruire delle strade o dei terreni posti nelle vicinanza del sito della ricreata batteria. Per testare il livello di segretezza furono introdotte nell'area, per tutto il periodo d'addestramento, un certo numero di attraenti ragazze (ausiliare inquadrate nel corpo del Women's Auxillary Air Force della RAF) con lo scopo di strappare informazioni ai soldati. Fortunatamente esse fallirono, e d'altra parte i paracadutisti erano a conoscenza solo del piano allestito, dell'ubicazione e del nome della finta batteria. Una volta ultimata la replica della batteria, il Battaglione si trasferì sul sito dopo una lunga marcia da Bulford a Woodhay nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1944, pronto ad estenuanti sessioni giornaliere di addestramento. Il piano dell'attacco era estremamente elaborato: il Tenente Colonnello Otway aveva diviso il suo Battaglione in undici squadre, ognuna con uno specifico compito. Eccole in dettaglio:
squadra raduno Rendez-Vous (RV organisation party): il suo compito era di sorvegliare il punto di riunione del Battaglione dopo il lancio. Al comando era stato posto il Maggiore Allen J. Parry, comandante della Compagnia A. Vi erano inquadrati anche il Tenente Christie, i loro personali attendenti, un caporale dell'Intelligence e un sottufficiale di ogni compagnia. L'attrezzatura era composta di luci rosse, gialle, verdi e amaranto, di marcatori di tela bianca per segnalare i RV (punti di ritrovo) delle compagnie, di un segnalatore a lampo Aldis, e di fischietti che riproducendo il suono di un uccello, aiutavano i paracadutisti sbandati a ritrovare la strada sino al RV;
squadra ricognizione della batteria (battery reconnaissance party): questa squadra subito dopo il lancio doveva dirigersi nel più breve tempo possibile verso la batteria, segnalando via radio se avessero localizzato postazioni difensive nemiche durante il tragitto e le condizioni stesse della batteria. A guidare la piccola unità era stato scelto il Maggiore Smith, comandante della Compagnia di supporto del battaglione, coadiuvato dai Sergenti Maggiore di Compagnia (Company Sergeant Major) Miller e Harold, e da altri due paracadutisti. Un'unità di riserva, sotto il comando del Tenente D.G. Slade, era stata messa in allerta qualora la prima avesse fallito;
squadra sminamento (taping party): a questa squadra, comandata dal Capitano The Honorable C.P. Greenway e formata da una sezione della Compagnia B, spettava il compito di perlustrare la lying-up (luogo scelto da un reparto per occultarsi al fine di osservare le postazioni nemiche o rimanere in attesa prima dell'inizio dell'operazione), aprire varchi nella recinzione e contrassegnare, con il nastro bianco, il percorso per l'attacco alle casematte nel campo minato seguendo le istruzioni della squadra di ricognizione. L'equipaggiamento addizionale prevedeva mine detector e nastro segnalatore;
compagnia demolizioni (breaching company): costituita dal resto della Compagnia B, agli ordini del Maggiore Harold Bestley, incaricata di aprire i varchi finali e rimuovere gli ostacoli presenti;
compagnia d'assalto (asssault company): alla Compagnia C, guidata dal Maggiore Ian Dyer, spettava l'assalto finale contro le casematte e la guarnigione;
squadra speciale d'assalto (special assault party): questa unità unità speciale, denominata GB – glider force, agli ordini del Capitano Robert Gordon Brown, era composta dal Capitano H.E. Smith, dal Tenente Pond, da un ufficiale e sette guastatori del 591° Squadrone Paracadutista, Corpo Reale dei Genieri (Parachute Squadron, Royal Engineers), e da quarantasette assaltatori della Compagnia A. Addestrati nel combattimento corpo a corpo con qualsiasi arma, muniti di pistole mitragliatrici Sten e lanciafiamme, si sarebbero infiltrati nella batteria tramite tre alianti nel momento stesso dell'attacco della Compagnia C. Per essere riconosciuti durante l'attacco, si decise di applicare sopra ogni mimetica un riconoscimento notturno fosforescente con la forma di un jolly roger (l'inconfondibile teschio con tibie incrociate dei pirati). Formato di una speciale sostanza luminescente di colore verde acceso, avrebbe permesso l'identificazione dei paracadutisti di questa squadra speciale da parte dei loro commilitoni entro il perimetro difensivo;
gruppi fuoco di supporto (fire groups): sotto il comando dei CSM Ross e Harries, questi due gruppi dovevano supportare l'assalto con un preciso e martellante fuoco di copertura. Ogni gruppo era formato da una squadra armata di mitragliatrici leggere Bren, da tre tiratori scelti e da tre team di paracadutisti muniti di fucili anticarro;
squadra di diversione (diversion party): comandata dal Tenente Browne e dal Sergente Knight, questa squadra era armata di lanciagranate anticarro Piat, bombe a mano e due mitragliatrici di squadra Bren, Il suo compito era spostare l'attenzione tedesca verso il cancello principale. Due paracadutisti, che parlavano un fluente tedesco avrebbero dovuto gridare ed “impartire” ordini al nemico in modo tale da confondere ancor di più i difensori.
 

L'ultima ricognizione aerea, 5 giugno, sull'intero teatro dell'Operazione Tonga. In alto a destra, nel cerchio, la Batteria di Merville, mentre in basso a sinistra, nel riquadro, la Zona di Lancio N.

Il resto del Battaglione, guidato dal vice comandante, Maggiore Eddie Charlton, costituiva la riserva e doveva presidiare il quartier generale di battaglione situato in una azienda agricola non molto distante dalla batteria. Ai suoi ordini vi erano il resto della Compagnia A, la compagnia di supporto del battaglione (composta dalle squadre mortaio, mitragliatrici e dalle unità logistiche), la sezione medica, comandata dall'Ufficiale medico, Capitano Harold Watts, ed un'altra del 224° Ambulanza da Campo Paracadutista (Parachute Field Ambulance). Vista l'impossibilità di avere copertura, era stato previsto che tramite altri cinque alianti sarebbe stato trasportato l' equipaggiamento pesante (lanciafiamme, due cannoni anticarro da sei libbre, tre jeep con rimorchio rifornite di munizioni, sessanta torpedo bangalore, dodici passerelle in alluminio per oltrepassare il fosso anticarro e ventiquattro scalette in alluminio. Il piano era il seguente. La squadre di raduno e di ricognizione si sarebbero lanciate dagli Albemarle insieme agli esploratori della 22ª Compagnia Indipendente Paracadutista (Independent Parachute Company) e della 3ª Brigata Paracadutista intorno alle 00:20. Una volta atterrati avrebbero dovuto marcare la Zona di Lancio V, vicino Varaville, e perlustrare il percorso fino al reticolato della batteria. Dalle 00:30 alle 04:00 1.800 kg di bombe sarebbero state sganciate da cento bombardieri Avro Lancaster sulla batteria al fine di indebolire il dispositivo difensivo. Durante il bombardamento, gli alianti con l'equipaggiamento addizionale sarebbero sbarcati il più vicino possibile ai Rv del 9° Battaglione che, atterrato intorno alle 00:50, avrebbe preso possesso del carico. La fase seguente prevedeva che la squadra sminamento, rinforzata dai guastatori del 591° Squadrone Paracadutista, creasse tre sentieri per la corsa d'attacco attraverso il campo minato utilizzando mine detector. Il comandante della squadra di ricognizione, Maggiore Smith, avrebbe dovuto incontrare il Battaglione ad un incrocio a nord est del villaggio di Gonneville e guidarlo dapprima all'improvvisato quartier generale presso un'azienda agricola, e poi alla lying-up, situata a 270 m di distanza dal reticolato esterno in direzione sud-est. La Compagnia A del 1° Battaglione Paracadutista Canadese (1st Canadian Parachute Battalion) avrebbe coperto i fianchi del 9° Battaglione durante l'operazione. Il primo passo dell'assalto principale avrebbe visto intorno alle 04:24 i tre alianti della GB - glider force distaccarsi dai propri aerei da traino ad una altezza di 1800 m. Essi avrebbero segnalato al quartier generale di battaglione, presso l'azienda agricola, una M con il segnalatore Aldis in dotazione. Un minuto e mezzo dopo (04:25:30), il trombettiere del battaglione avrebbe segnalato con lo squillo di tromba “Reveille” di sparare proiettili illuminanti sulla batteria, in modo tale da rivelarne la posizione nella notte. Dopo altri due minuti e mezzo di attesa (04:28:00), allo squillo di tromba “Fall in” si sarebbero interrotte le segnalazioni luminose per un minuto in modo tale da permettere alla squadra di diversione di attaccare il cancello principale cercando di attirare l'attenzione tedesca sulla propria azione. Alle 04:30 con l'atterraggio del primo aliante tra le casematte, la compagnia demolizioni avrebbe innescato i bangalore torpedo, permettendo alla compagnia d'assalto, seguita dai guastatori, di lanciare l'attacco contro i bunker; nello stesso istante, il distaccamento speciale della GB – glider force avrebbe iniziato l'assalto alla guarnigione. Tuttavia, la conquista della batteria era vincolata all'arrivo della prima ondata sulla spiaggia Sword, prevista per le 7:15 del 5 giugno. Il Tenente Colonnello Otway avrebbe dovuto portare a termine la missione entro le 05:30, ora d'inizio del bombardamento aereo navale sulle fortificazioni costiere tedesche. Se l'attacco fosse fallito, l'incrociatore leggero H.M.S. Arethusa della Royal Navy, avrebbe aperto il fuoco contro la batteria verso le 05:30. Al contrario, se il Battaglione fosse riuscito nel suo intento avrebbe segnalato la vittoria in direzione del mare con razzi illuminanti di colore giallo e un proiettile rosso-verde-rosso sparato da un mortaio, e trasmettere via radio la parola in codice al quartier generale della 3ª Brigata Paracadutista, impedendo in tal modo all'H.M.S. Arethusa di iniziare il cannoneggiamento. Messi a tacere i cannoni, il 9° Battaglione avrebbe dovuto dirigersi verso il quartier generale presso l'azienda agricola, riunirsi al resto delle unità e procedere verso il villaggio di Le Plein. Arrivati nel piccolo abitato francese, i paracadutisti del 9° avrebbero dovuto bloccare le strada di accesso al paese, controllare le vie verso Franceville Plage ed impossessarsi del quartier generale tedesco a Sallenelles. Gli addestramenti furono condotti a ritmi serrati e le simulazioni di assalto alla batteria furono effettuate sia di giorno che di notte, utilizzando spesso munizioni vere. Otway fu meticoloso: fece ripetere più volte ad ogni ufficiale, sottufficiale e soldato in che cosa consistesse il suo obiettivo e come raggiungerlo.