giovedì 5 giugno 2014

Go to it



 
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Nel pomeriggio del 25 Maggio il Battaglione fu trasferito presso l'aeroporto di Broadwell insieme al 1° Battaglione Paracadutista Canadese e al 1° Battaglione Royal Ulster Rifles. Ogni reparto dell'intera forza d'assalto alleata visse gli ultimi giorni di febbrile attesa in segregati campi off limits sorvegliati dalla polizia militare. Nessuno poteva entrare o uscire. Le ore antecedenti l'invasione furono caratterizzati da numerosi briefing che spesso si concludevano con ripetitive sedute, durante le quali ad ogni ufficiale, sottufficiale e soldato veniva ordinato di disegnare la propria posizione e quella della sua unità. L'intento di Otway era mantenere sempre alta l'attenzione dei suoi uomini sulla missione che si accingevano a compiere. Il 24, 25 e 27 Maggio Otway si riunì a turno con gli ufficiali di Battaglione per illustrare il piano e rivelare luogo e data dell'operazione: per la prima volta furono mostrate le mappe, l'ubicazione degli obiettivi, le zone di lancio e il plastico dell'intera Operazione Tonga che raffigurava fedelmente il dipartimento del Calvados nel 1944. Il 30 maggio fu la volta dell'intero Battaglione ascoltare in religioso silenzio la spiegazione del piano da parte di Otway, coadiuvato dal Tenente Worth, ufficiale d'Intelligence del Battaglione. Al termine del briefing prese la parola il Comandante di Stazione della RAF che, augurando buona fortuna ai paracadutisti, rassicurò i presenti che i suoi piloti non erano mai giunti in ritardo o mancato la zona di lancio. I primi giorni di giugno furono caratterizzati dallo studio degli obiettivi di ogni singolo battaglione della 6ª Divisione Aviotrasportata e del piano anfibio per la spiaggia di Sword, cosicché ogni “singolo uomo conobbe anche le ragioni della missione che si accingeva a compiere”. 
 

Compagnia A prima del D-Day. Si possono notare al centro il Pte. Corteil con il paradog Glen e subito dietro il Maggiore Allen Parry, Comandante di Compagnia
Nel pomeriggio del 2 giugno lo stesso Comandante della 6ª Divisione Aviotrasportata, Generale Gale, volle augurare a tutti buona fortuna. Gli uomini erano assiepati perfino sui tetti. Prima di concludere il suo discorso egli svelò il “reale” motivo dell'operazione Overlord: “ Gli Unni pensano che solo un idiota potrebbe sbarcare lì. Questa è la ragione per cui ci andiamo”. Alle nove del mattino del 3 giugno i paracadutisti, in tenuta da combattimento, furono trasportati sui camion verso l'aeroporto. Ogni sezione di lancio venne scaricata vicino al proprio aereo dove il comandante di sezione e l'ufficiale pilota controllarono minuziosamente l' equipaggiamento. Una volta terminata l'ispezione ogni paracadutista marcò il proprio paracadute con le ultime due cifre della sua matricola e ripose il tutto sull'aereo assegnatogli, mentre i container dell'equipaggiamento addizionale furono stivati nei vani bombe dei bombardieri Stirling o Albemarle. Per la notte del giorno successivo, 4 giugno 1944, era previsto l'inizio dell'operazione Overlord, ma alle 08:30 del mattino Otway ricevette la comunicazione che il D-Day sarebbe stato posticipato di 24 ore e che il decollo era previsto per 23:00 del 5 giugno. Per tutta la mattinata del 4 giugno i paracadutisti furono sottoposti ad un ennesimo ripasso della missione e successivamente presero parte alla Solenne Messa e Parata officiata dal Capitano Reverendo John Gwinnet, cappellano del Battaglione. Alla parata assistettero gli uomini addetti alla sorveglianza del campo (Permanent Staff of the Transit Camp) e vennero resi gli onori militari alla bandiera di guerra del battaglione raffigurante Bellerofonte in sella al cavallo alato Pegaso, simbolo delle forze aviotrasportate britanniche, ed un “9”, numero del battaglione, in alto a sinistra, appositamente cucita e realizzata dalle volontarie del Womens Voluntary Service di Oxford. Il sermone del reverendo Gwinnet si concluse con le seguenti parole: “ La Paura bussò alla porta. La Fede aprì e non vi trovò nessuno”. Prima del rompete le righe fu benedetta la Bandiera del Battaglione e affidata nelle mani del paracadutista Gordon Newton (Compagnia A, distaccamento GB – glider force) che l'avrebbe custodita per tutto il viaggio sino in Normandia.
 

Compagnia C prima del D-Day, 1944. Primo al centro da sinistra, tendendo il bastone, il Comandate di Compagnia, Maggiore Ian Dyer
 Alle 21:30 di sera del 4 giugno 1944, si tenne l'ultima riunione dello S.H.A.E.F. presso la mensa di Southwick House. Dopo la lettura dell'ultimo bollettino meteo da parte del Capitano John Stagg, comandante del Meterological Commitee, il Generale Eisenhower, non senza aver ponderato tutti i rischi di una possibile decisione, diede l'ordine di inizio: l'operazione Overlord sarebbe scattata nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944. Nonostante avesse dato l'ordine, Eisenhower incontrò di nuovo, alle 4:15 del mattino, i suoi generali e il Capitano Stagg sempre nella stessa mensa. Furono prese in considerazione tutte le variabili; il tempo molto probabilmente sarebbe peggiorato in concomitanza delle terze ondate d'assalto sulle spiagge. Ma alla fine Eisenhower confermò la sua scelta: gli uomini erano pronti, stivati in mare o trepidanti negli aeroporti. Aspettare avrebbe acuito i problemi relativi alla segretezza e destabilizzato il morale dei soldati. L'ordine percorse tutta la catena di comando e alle 08:00 del 5 giugno, il Bridadier Generale James Hill, comandante della 3ª Brigata Paracadutista, informò i suoi comandanti di battaglione: “Signori, l'operazione è scattata! Andiamo questa notte. Il vento sul continente è di circa circa cinque – dieci miglia orarie” ed aggiunse profeticamente “Signori, nonostante il vostro eccellente addestramento e comando, non scoraggiatevi se regnerà il caos. Indubbiamente questo accadrà”. Immediatamente l'ordine fu impartito a tutti gli uomini. Il morale, come viene riportato nel diario di guerra del Battaglione, era “alto al 100%”. Ricevuta la comunicazione, i paracadutisti spesero la prima mattinata del 5 giugno a controllare gli ultimi dettagli, prima del riposo obbligatorio pomeridiano impartito a tutta la forza d'assalto. Alle 20:00 il distaccamento della GB – glider force, le squadre di raduno e ricognizione lasciarono l'accampamento di Brize Norton per partire alla volta dell'aeroporto di Harwell dove li attendevano i velivoli assegnati per il trasporto in Normandia. Il resto del Battaglione, intorno alle 21:15 si trasferì dal campo di Brize Norton all'aeroporto di Broadwell, dove, una volta controllato l'equipaggiamento, si imbarcò sugli aerei intorno alle 22:45. Dopo venticinque minuti, tra le 23:10 e le 23:12, l'intera forza d'assalto della 3ª e 5ª Brigata Paracadutista decollò verso la Normandia. 


L'imbarco dei paracadutisti britannici sugli aerei nella notte del 5 giugno 1944 in partenza per la Normandia
Come previsto dal Meterological Committee, le condizioni meteo erano ideali, sebbene la luna fosse oscurata, e il viaggio fino alle coste francesi procedette senza intoppi e abbastanza velocemente. Sugli aerei del 38° e del 46° Gruppo della RAF erano stati istallati navigatori radio Gee, per condurre gli aerei vicino l'obiettivo, e Rebecca II, dispositivo a corto raggio per la localizzazione delle zone di lancio contrassegnate dai radiofari Eureka, trasportati dagli esploratori della 22ª Compagnia Indipendente Paracadutista. I piloti avrebbero comunicato il tempo rimanente 30 minuti, 15 minuti e 5 minuti prima del lancio. A quattro minuti dalla zona di lancio la luce rossa si sarebbe accesa indicando ai paracadutisti, che avevano già agganciato la cinghia del paracadute per l'apertura automatica, di iniziare la procedura pre-lancio: alzarsi in piedi e controllare l'equipaggiamento. Il richiamo dei 5 minuti coincise con l'arrivo sulle coste francesi, dove il fuoco della contraerea leggera tedesca prese di mira i velivoli. I primi inconvenienti cominciarono a manifestarsi subito: l'addestramento dei piloti non risultò adeguato alla missione. Essi adottarono le più svariate tattiche di evasione, ma ciò era incompatibile con il trasporto delle truppe, e creò seri problemi ai paracadutisti in piedi con decine di chili di equipaggiamento sulle spalle. Inoltre le manovre evasive furono spesso compiute aumentando la velocità e cambiando quota, in contrasto con le normali procedure di lancio che obbligavano i piloti a ridurre la velocità fino a 240 Km/h e ad alzare il muso del velivolo. Molti piloti non riuscirono a localizzare le corrette zone di lancio e a distinguere l'estuario dei fiumi Dives e Orne (cruciale punto di riferimento). Il risultato fu uno sparpagliamento generale delle truppe d'assalto, dovuto anche al fatto che gli esploratori, atterrati nelle zone sbagliate, non avevano ancora montato i dispositivi di localizzazione Eureka. Alle 00:20 le squadre di raduno e di ricognizione atterrarono nella corretta Zona di Lancio V. Immediatamente l'unità del Maggiore Parry sistemò i dispositivi di segnalazione per gli aerei, mentre il Maggiore Smith guidava i suoi uomini in direzione della batteria. Durante la ricognizione la pattuglia fu sorpresa da una pioggia di 1.800 kg di bombe, sganciate dai bombardieri alleati, a 200 m dalle loro posizioni. Fortunatamente i paracadutisti ne uscirono illesi mentre un pascolo di bovini, poco distante, fu decimato. Intorno alle 00:50 iniziarono i lanci della 3ª e 5ª Brigata Paracadutista. Come detto, non tutti atterrarono sulla zona corretta. Otway, lanciatosi troppo presto dal suo Dakota che compiva manovre evasive, si ritrovò sopra una piccola fattoria, non lontana da un posto di comando tedesco, vicino alla Zona di lancio V. Otway, il suo attendente, Caporale Maggiore Wilson, ed uno altro paracadutista si introdussero nel giardino dietro l'edificio occupato dai tedeschi, ma furono scoperti e presi di mira da qualche pistola. Con una missione da compiere, Otway decise di liquidare la faccenda lanciando un mattone attraverso una finestra; i Tedeschi lo scambiarono per un granata e cessarono di sparare. Grazie allo studio delle carte e delle fotografie riuscì a trovare la zona di lancio, ma la situazione che dovette affrontare era disastrosa. Come riporta egli stesso sul diario di guerra della sua unità, alle 02:50 il Battaglione contava 150 uomini con 10 tubi bangalore torpedo. Approssimativamente ogni compagnia era composta di trenta uomini. Vi erano alcuni marconisti, nessun mortaio da 3 pollici e mine detector, nessun cannone da 6 libre, né jeep o rifornimenti trasportati da alianti; la copertura dei fianchi del battaglione sarebbe stata affidata alla sola metà degli effettivi della squadra “fuoco di supporto” sotto il comando del CSM Harries. A peggiorare la già precaria situazione, erano assenti anche i guastatori del 591° Squadrone Paracadutista e il materiale per allestire un posto di pronto soccorso. Solo sei paramedici e un medico affiancavano l'esigua forza d'assalto. Un ufficiale di compagnia era disperso. Nonostante mancassero all'appello più di tre quarti del Battaglione, Otway decise di tentare, avrebbe sempre potuto godere della GB - glider force